Prima la "Res Publica" Siate ambiziosi! Non arrendetevi! di Francesco Nucara Il Partito si avvia verso il 47° Congresso Nazionale. Il Consiglio Nazionale che si terrà nei prossimi giorni avvierà a conclusione la procedura per le riforme statutarie. Riforme necessarie per poter procedere alla celebrazione del futuro Congresso repubblicano. Certo, si può discutere all’infinito su questo o quell’articolo dello statuto, secondo lo schema classico per cui non si trovano mai due repubblicani che la pensino alla stessa maniera. Il punto però non è questo. Cosa ne sarà domani dello storico Partito Repubblicano? E’ questa la domanda che esige una risposta da tutti i repubblicani. In un momento politico in cui tutto è travolto e stravolto bisognerà capire quale possa essere il ruolo del nostro Partito. Le idee politiche, a mio avviso, ci sono e anche bene elaborate. Bisognerà vedere come organizzarle e come organizzarsi, per cogliere da queste idee la massima produttività nel territorio terremotato della politica italiana attuale. Il futuro segretario accetti la linea politica emersa negli ultimi congressi, la rielabori se ritiene, ne trovi una alternativa se crede, ricerchi la massima condivisione e vada avanti senza eccedere in compromessi. Un piccolo partito come quello repubblicano deve avere una linea precisa: cercare compromessi possibili, ma procedere nella propria azione senza alcun tentennamento. Per quanto mi riguarda, ritengo di avere sbagliato a volere tenere unito il partito anche quando non ce ne erano le condizioni. L’Unità del Pri prima di tutto. Ma l’Unità era purtroppo fittizia e il rimedio peggio del male. Preoccupa la perdita della sede storica, ma ormai nessun partito riesce a mantenere più le sedi di proprietà. La perdita della nostra, come è ormai letteratura, è stata causata soprattutto da "antiche" colpe, e sono qui, alla fine del mio mandato di segretario, a doverne sentire il peso e di questo dolermi. E’ ora che il Partito dimostri la duttilità necessitata dal gioco politico e dagli interessi nazionali. Il futuro segretario schiacci gli egoismi da qualunque parte provengano e rifugga dal giovanilismo, ricercando invece un ringiovanimento delle idee. In questi lunghi anni di segretariato le maggiori delusioni le ho avute dai cosiddetti "giovani", le cui smodate ambizioni non potevano essere soddisfatte nell’immediato e non sempre sono state ambizioni politiche. Mi rendo conto di quanto per i giovani, soprattutto quelli delle ultime generazioni, sia arduo concepire e accettare che i traguardi sono da conquistare solo seguendo lunghi percorsi, dai quali non si deve escludere, per la conquista di un sano rinnovamento, l’assimilazione matura e consapevole, dei valori della tradizione. In questi ultimi tempi il Partito non è più stato tale bensì una sommatoria di fazioni in contrasto tra di loro. Sono stati spesso, molto spesso, contrasti basati su antipatie e simpatie, dovute a personalismi e nulla più. Il ritornello: "Nucara deve lasciare la segreteria", ripetuto pappagallescamente da più parti non ha mai avuto senso, dal momento che all’ultimo Congresso ho detto ciò che avrei fatto, e ho fatto ciò che ho detto. Pretesti, quindi, da bottegai o da rigattieri della politica. Penso, in piena coscienza, di aver adempiuto a tutti i miei doveri di segretario. Penso anche, di aver compiuto azioni dovute, che hanno provocato in me ferite laceranti, che mi piacerebbe si rimarginassero. La storia del Pri è intrisa di tradimenti e fiducie malriposte, di generosità che hanno prodotto ingratitudini. Ho dato al partito anche il mio cuore. Vorrei adesso entrare in un cono d’ombra e dare qualche consiglio, se richiesto. Lotterò comunque contro chiunque pensi di usare il partito per badare a se stesso, prima ancora che ai repubblicani. Sono straconvinto che ce la faremo, come dice Stephan Hessel nel suo pamphlet "Non Arrendetevi": "Per fare questo abbiamo bisogno di ambizioni. L’ambizione che nasce dalla fiducia in noi stessi e dal coraggio. Non bisogna cadere nell’ottimismo di chi pensa che le cose si aggiusteranno da sole, né nel pessimismo di chi pensa che non ci sia nulla da fare … Siate ambiziosi! Non arrendetevi!" La Repubblica non ha creato i repubblicani. Questi ultimi sono ancora alla ricerca della Repubblica del 1849, molto più moderna di quella del 1947. Abbiamo fatto la Repubblica ma gli italiani non sanno ancora cosa significa essere repubblicani, quella specie umana che ha come primo interesse la "Res Publica". I repubblicani dell’avvenire hanno il compito di educare la nuova classe dirigente del nostro amato Partito: è questo il profondo convincimento che mi accompagna nel ritiro della mia funzione, ormai esaurita, di segretario del Pri. |